Kobe

120x80cm

Parliamo della stagione 2004-2005, l’unica da me giocata con la maglia dei Lakers. Eravamo impegnati contro i Bobcats, a Charlotte, e la partita stava volgendo al termine in condizioni di grande equilibrio. Sotto di un punto con sette secondi scarsi sul cronometro, coach Tomjanovich chiamò un time-out ed iniziò a disegnare un autentico campo di battaglia sulla lavagnetta. Dopo dieci secondi di parole vuote e confusionarie, Kobe fece un passo avanti, smantellò bruscamente lo schema e pretese di ricevere il pallone a centrocampo per giocare un isolamento. In aggiunta, alzando lo sguardo, chiese chi tra di noi volesse entrare nella storia per aver effettuato la rimessa che avrebbe portato al suo game-winner. Odom si prese carico serenamente di quel pallone, sapendo di doverlo semplicemente consegnare nelle mani di un sicario che avrebbe seguito per filo e per segno il copione da lui illustrato solamente quindici secondi prima. Ricezione, gomito, finta, difensore a vuoto, tiro in sospensione, canestro. Semplicemente Kobe Bean Bryant. (cit. Caron Butletr)