Paradise City

Ferrara

Ciao Fabieke, nella nostra nuova casa, una stanza sarà adibita a palestra e mi piacerebbe che, su un muro, tu rappresentassi la mia ragazza ed una frase dei Guns n’Roses. Sai, noi ci siamo conosciuti davanti ad un tuo graffito e negli anni ci siamo appassionati ai tuoi lavori. Stravediamo per te, lei in particolare. Ti andrebbe di fare una sorpresa alla mia ragazza? Non se lo aspetta minimamente. Dopo settimane di definizione del progetto, ieri, è arrivato il grande giorno. Arrivo a Ferrara, scarico la macchina, mi mostra la stanza e va a fare le sue commissioni. Preparo la stanza coprendo ciò che non deve sporcarsi, ordino i colori e inizio. Una volta terminato il graffito lo chiamo. “Finito, quando vuoi avviarti, ti aspetto!”. Arriva, entra in camera, si blocca, mi guarda e non sa cosa dire. Si mette le mani nei capelli, si avvicina al muro, torna indietro e finalmente trova le parole. “È bellissimo. Non so cosa dire, mi hai lasciato senza parole. Non so veramente cosa dire”. Lo guardo, sorrido e mi godo qualche minuto la sua felicità finché non trova nuovamente le parole. “Sapevo che sarebbe stato bellissimo, ma non credevo una cosa così. Non sono un tipo che si emoziona facilmente, ma ce la stai facendo. Non potevi fare di meglio. Come fai non lo so e non lo voglio sapere, ma sei un genio! Se non hai fretta, la chiamo, così le mostriamo la sorpresa, ok?”. Faccio sì con la testa e, in 2 minuti arriva anche lei. Sale la scala, ignara di cosa ci sia ad aspettarla. Appena mi vede, alza un sopracciglio e mentre mi viene in contro mi fa: “Hai montato un attrezzatura da palestra? Che macchinario è?”. Non so che dire, anche perché non ci capisco nulla di attrezzatura da palestra, quindi mi limito al più banalissimo dei “Boh!” accompagnato dal gesto delle spallucce. Lei continua ad avanzare e la distanza tra noi è sempre meno. Ormai ci siamo, la porta è lì ad un tiro di schioppo, bisogna solo aprirla. Lo fa, avanza di due passi, si blocca, penso per un attimo che sia entrata in stand-by come Andreotti al cospetto della Perego, poi con le mani in gesto di preghiera si copre bocca e naso, si gira con gli occhi lucidi e scoppia in un pianto euforico. Non sa se ringraziare me o il suo fidanzato e quindi cosparge di “Grazie!” chiunque in quel momento sia presente. Credo che, nell’euforia, abbia ringraziato anche il termosifone, ma non ne sono certo, forse la finestra. Finita la fase emozionale dovuta dalla sorpresa, riacquista un po’ di coscienza e si rende conto della firma, si rigira verso di me e mi fa: “Fabieke!?”. Io mi limito ad annuire con la testa. “Proprio tu?”, “Già.”. Inizia a venirmi incontro spalancando le braccia, come per abbracciarmi, poi interrompe il passo. Maledetto CoVid. Apro le braccia anche io, come per dirle “No problem!”, trattengo il respiro, l’abbraccio ed incrocio lo sguardo del fidanzato. È lì che si gode la scena. Ha saputo renderla davvero felice. Ci ricomponiamo, lei smette di piangere, abbraccia il fidanzato, lo ringrazia per la 726° volta e, sorridendo, aggiunge: “Io da qui non esco. Stanotte dormo qui, sappilo!”. Io sinceramente davanti a queste scene non so mai cosa fare o cosa dire. Probabilmente quando distribuivano la gestione di queste situazioni, io ero in una qualche mesticheria a comprare gli spray. So solo che quando riesci a fare emozionare le persone facendo ciò che ti piace (l’unica cosa che probabilmente sai realmente fare) è una delle sensazioni più belle in assoluto che si possano mai provare.